martedì 28 aprile 2015

Intervista a David Tell autore di "Io sono un'arma"

Sono davvero contento ed onorato di aver potuto intervistare David Tell.
Il suo libro è uscito lo scorso inverno ed è già stata stampata la quarta edizione. L'ex-Marine si è fatto intervistare da "un certo" Roberto Saviano ed ora potete leggere un bel "botta e risposta" anche sulle pagine del nostro umile blog.
David si è dimostrato una persona altamente cordiale, gentile e con una grandissima volontà di aprirsi totalmente ai lettori che sono rimasti colpiti dal suo libro (come me).
Un applauso sincero per la sua attitudine....forse anche merito del suo passato punkrock? Vi dico solo che gli Agnostic Front hanno dormito a casa sua!

Archivio fotografico di David Tell - lui è quello che "saluta"

1. Ciao David e benvenuto alla Caserma SNAFU! Siamo davvero contenti di poterti fare qualche domanda quindi partiamo subito....è uscito da pochi mesi il tuo libro autobiografico “Io sono un'arma” (qui la nostra recensione), quando è nata l'idea di mettere nero su bianco la tua esperienza nei Marines e soprattutto per quale motivo?

Grazie mille per volermi qui con voi. Sono molto toccato dalla profondità delle tue domande, tanto da aver voluto pensarci qualche giorno per poter rispondere in modo adeguato.
Credo che l’idea sia partita qualche anno fa. Mia moglie continuava a dirmi di provare a scrivere un libro sulla mia vita. Io non ne volevo proprio sapere. Non pensavo che qualcuno avesse interesse a leggerlo e soprattutto non ero affatto sicuro di potere scrivere un buon libro. Si trattava di qualcosa di totalmente diverso dalle mie precedenti esperienze, un altro universo.
Scrivere un libro è un estenuante impegno che richiede tempo e molta dedizione perché stai concedendo una parte della tua anima a chiunque decida di aprire quelle pagine – quello che mi spaventa (e forse mi spaventava). In un certo senso poi l’itinere è diventato quasi un'esorcizzazione, come se stessi liberado tutti i demoni che avevo dentro mentre provavo a spiegare chi fossi davvero e come lo fossi diventato.

2. Ho trovato davvero strano che un libro di questo genere sia stato pubblicato prima in Italia e non direttamente negli Stati Uniti (o comunque in lingua inglese). Qui il mercato delle autobiografie militari non è particolarmente florido (e probabilmente anche soggetto ad aspre critiche). Da cosa è dipesa questa scelta?
Vivo in Italia. La mia casa editrice, Longanesi, è italiana. Il mondo dell’editoria si è dimostrato per me essere molto più misterioso del mio beneamato Corpo dei Marine o di una donna. So che danno il meglio della loro professionalità sempre, ma ho anche capito nel percorso che è abbastanza normale che la casa editrice pubblichi prima nel suo paese di origine e poi, in un secondo momento, proponga il prodotto ad altri paesi attraverso le loro case editrici rappresentanti o agenti.
Onestamente non ho mai creduto che il libro venisse davvero pubblicato e mi trovo continuamente sorpreso quando lo vedo o ne sento parlare. Non ti dico infatti quanto mi abbia fatto piacere che Roberto Saviano abbia voluto intervistarmi. Sono ancora emozionato…e glielo ho anche detto.

3. Secondo te perchè in Italia nessun ex-Forze Speciali ha mai scritto libri come il tuo? In uno scambio di mail che abbiamo avuto mi hai detto che hai sempre sentito parlare bene delle nostre Forze Speciali (forse ci hai pure collaborato?)...magari anche noi avremmo qualcosa di interessante da raccontare, non credi?
In effetti ho lavorato con alcuni corpi speciali italiani. Resta il fatto però che esiste ancora - per me come per tutti i membri di forze speciali - un codice di segretezza e silenzio: non se ne parla, si offusca.
Credo che le loro storie sarebbero altrettanto interessanti da leggere e ascoltare. Un corpo italiano che mi affascina particolarmente è quello degli Alpini.

4. Nello scrivere il tuo libro ti sei ispirato a qualcuno in particolare? Mi riferisco ai vari Andy McNab, Chris Ryan, Mark Owen e tutti i vari ex-SAS ed ex-SEAL. Hai mai letto i loro libri? Ce ne consigli qualcuno?
Credo ci siano troppi tipi di letteratura militare. Il tipo che abbonda nelle ”sparatorie” in contrasto con quello che invece dà troppo peso alla parte tecnica. Sono due cose diverse, due tipi di narrazione diverse che tuttavia si rivolgono a lettori appassionati di storie militari. A me piacciono entrambi, ma non credo che siano tutti adatti ad un lettore medio.
Io ho cercato di fare una differenza in modo che anche il lettore medio venisse incuriosito senza essere appesantito dalla dettagliata e ripetitiva vita militare. Il mio è stato un approccio che Giulio Giorello ha paragonato al Bildungsroman (romanzo di formazione). Diventare uomo durante la mia vita militare non ha escluso la crucialità della mia anima.
Per quanto riguarda i libri di genere che ho letto, beh ne ho letti alcuni, ma sono un amante dei classici: “Battle cry” di Leon Uris, “The Caine Mutiny” di Herman Wouk, “Catch 22” di Joseph Heller e “All Quiet on the Western Front” di Erich Maria Remarque.

5. Ho apprezzato molto il tuo modo di narrare la vita nei Marines. Il tuo sembra essere un rapporto di amore-odio nei confronti del Corpo, sei fiero di ciò di cui hai fatto parte, ma allo stesso tempo sei molto duro nel criticare alcuni aspetti dell'addestramento e della burocrazia militare. Sebbene siano passati tanti anni da quando te ne sei andato sembra che il tuo conflitto interiore non abbia ancora una risposta....sbaglio?
Ho provato a non scrivere con il "senno di poi". Molto di ciò che non aveva senso a quel tempo lo ha ritrovato nel mio presente. Per esempio so cosa è successo ai miei Istruttori (DI), ma lo so ora. Ai tempi non ne ero a conoscenza. Così ho limitato avvenimenti, conoscenza, opinioni ed emozioni in questo libro così come erano nel momento di cui ho raccontato. Onestamente è stata dura, perché sono anche quegli aspetti a cui ho pensato di più.
Non credo che questi due concetti siano incompatibili. Tutti quelli che conoscevo nei Marine avevano lo stesso rapporto di amore/odio con il Corpo. E il corpo dei Marine non è proprio l’entità con cui sia più facile creare una relazione.
Direi che è ben più che dominante, assillante e dispotico. Attenzione per i dettagli confusa per pignoleria. Cose insignificanti diventate improvvisamente importanti.
Chesty Puller è il marine più decorato della storia, il suo nome è leggenda, molte cadenze cantano “se va bene a Chesty Puller, allora va bene a me” e direi che molte delle sue foto sul web lo presentano con le mani nelle tasche. Tutti pensano siano regole inutili, almeno fino a quando arrivano nei Marines per qualche anno, quando arriva il loro turno di farle rispettare ai più giovani. Nonostante abbia rivolto gli occhi al cielo più volte, sono molto fiero di essere stato un Marine e ne sarò sempre fiero.

6. Per il mercato italiano tratti argomenti altamente critici. Il nostro è un paese in cui l'opinione pubblica ha patito molto gli scandali legati agli atti di “nonnismo” nelle Caserme e tu nel tuo libro dedichi tantissime pagine alle violenze in stile “Full Metal Jacket”. Pensi che questi episodi siano un “male necessario” per l'addestramento di un soldato? Non penso ti abbia fatto piacere essere vittima dei vari Sergenti Istruttori, ma allo stesso tempo ti hanno reso quello che sei....è un bel dilemma, non credi?
È il dilemma credo.
L’addestramento deve essere abbastanza duro per preparare sufficientemente un essere umano sotto l’aspetto fisico e mentale a sostenere anche combattimenti a fuoco. In caso contrario sarebbe uno spreco e un'ingiustizia nei confronti della persona che viene addestrata e che  quindi verrebbe mandata a combattere senza adeguata preparazione riducendo le sue probabilità di sopravvivenza a quelle di una barra di sapone sul piatto della doccia.
Allo steso tempo l'addestramento duro non deve essere il velo dietro cui celare una vena sadomasochista che implichi abuso di potere. C’è sempre un Rubicone che divide il necessario dall'abusivo. La Corte Marziale definì una volta l’impossibilità di definire pornografia XXX, ma “si riconosce vedendola”. Non so esattamente dove si trovi quella linea tra addestramento duro e abuso, ma so riconoscerla quando la vedo.

7. Non posso considerarmi un esperto del mondo militare, ma semplicemente un appassionato...tutti conoscono i Navy Seal, tutti conoscono i Delta Force, tutti sanno cosa è il SAS o il Mossad...ma penso che in pochi avessero mai sentito parlare del FAST. Tra l'altro su internet si trovano pochissime informazioni a riguardo......sembra che d'ora in poi tutti lo sapranno grazie al tuo libro. Pensi che questo possa crearti problemi? Hai dovuto far approvare il libro da qualcuno prima di pubblicarlo?
Sì, ho dovuto avere il benestare del Dipartimento della Difesa prima di potere pubblicare il libro. Avevano diritto a censurare o eliminare intere parti se avessero rappresentato una visione diversa da quella ufficiale. La marina militare (Navy) ama i SEALS, che le garantiscono un posto al tavolo dei servizi speciali. Senza I SEAL, o perdono il posto a tavola o vengono relegati a semplici supporti logistici. Il Corpo dei Marine è una leadership tradizionalmente di fanteria leggera e considera “speciale” un'unità che sta solo provando a sgomitare fra gli altri…datemi pure del cinico.
La comunità delle operazioni Speciali considera FAST come ortodossa, mentre le comunità convenzionali considerano FAST una sorta di eretico con lo sguardo selvaggio.
Non credo che il mio libro causerà alcun problema. Per ora tutti mi hanno supportato molto per lo sforzo di descrivere la mia vita in quell’unità.

8. Potrà sembrarti banale, ma leggendo il libro mi sono chiesto come mai un soldato addestrato come lo sei stato tu non sia passato ai SEAL. Avevi mai preso in considerazione la cosa?
Ne avevo già sentito parlare in altri libri e poi lo hai scritto tu stesso....i membri del DEVGRU non devono sottostare ad “assurde formalità” come l'avere la divisa pulita o la barba sempre rasata alla perfezione...ti saresti risparmiato un sacco di problemi!

I SEALS sono le unità Speciali della Marina Militare Americana con molte capacità e diversi team con diverse abilità. Per arrivare ai SEALS devi affrontare una certa selezione e poi i DEVGRU vengono scelti tra i Team dei Seal.

9. Mentre scrivo queste domande stanno dando alla Tv “Salvate il Soldato Ryan”...tu stesso in una tua intervista hai detto che i tempi dello sbarco in Normandia sono finiti...ora le guerre si combattono in modo totalmente diverso ed il bene e il male a volte non sono così distinti come ai tempi di Hitler. Ho letto un concetto praticamente identico anche nel libro dell'ex-SAS Pete Winner (“Soldier I”). Pensi che l'estrema professionalità, la freddezza e la segretezza che vengono richieste ai soldati delle forze speciali di oggi siano anche la principale causa del PTSD (disturbo post traumatico da stress)? La banalizzo, ma mi sembra che il rischio di diventare “armi senza anima” sia più frequente oggi che nel 1944.
Non lo so bene. Nella Prima Guerra Mondiale c’erano le psicosi traumatiche. Sono definizioni diverse, ma il concetto è lo stesso: un essere umano con l’anima sgretolata, sopraffatto da ciò cha ha fatto. Quando la tua vita si dissolve nel caos o trovi un modo per cavalcare l’onda e indurirti per sopravvivere, o ti spezzi dentro. Entrambe le soluzioni ti cambiano per sempre.

10. Nel tuo libro parli con estremo distacco della tua vita pre-Marines. Una volta entrato nel Corpo la vita del civile ha iniziato a perdere il senso che tutti noi siamo soliti attribuirle. Oggi come la pensi? Sei riuscito a riavvicinarti al “nostro mondo” o ti senti sempre distaccato?
Ho totalmente rifiutato il mondo civile quando ero un Marine. Quando ne sono uscito, mi sono totalmente separato da quel mondo. Ma non ho mai sentito il bisogno di riunirmi al 100% con il mondo civile, piuttosto ho preferito fare le mie cose nel mio modo e nel mio angolino. Mi piace mimetizzarmi con quello che ho intorno.

11. Ho letto che da ragazzino eri nel giro punk-hardcore. Che ricordi hai di quegli anni? Andavi a molti concerti? Che band ascoltavi a quei tempi e che musica ascolti invece oggi?
Se i miei calcoli sono corretti hai vissuto l'esplosione della storica scena Hardcore americana....qui in Italia sembra assurdo che da un estremo si possa passare all'altro...dalla ribellione del punk (soprattutto di quegli anni) ai Marines. Come hai vissuto la cosa?

In effetti ho vissuto il boom dell’hardcore. Ed è stato anche fichissimo. Gente che viaggiava 3/5 ore per un concerto, da ogni città. I Misfits erano ormai scontati. Gli Agnostic Front hanno dormito a casa mia dopo un concerto. E c’erano radio che passavo davvero in programmazione Black Flag, Circle Jerks e Suicidal Tendencies.
Bei tempi!
Oggi ascolto diversi tipi di musica, ma sono abbastanza pignolo, non tanto sul genere quanto sul fatto che mi piaccia la musica. Ascoltando la radio cambio stazione pensando che sia tutta robaccia quello che mettono. Adoro Otis Redding, The Drifters, The Platters, ma scolto anche I Pantera, Metallica, Talking Heads e Stray Cats. Non c’è un fil rouge se non che la musica mi debba piacere. Non ascolto cose che non mi piacciono solo perché sono in sottofondo.

12. Mi hai detto che hai dovuto accorciare il tuo libro per scelte editoriali. Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro? Lo so è un po' prematuro, ma pensi di avere voglia, tempo e materiale per scriverne un secondo?
C’è un vuoto nel tempo tra il momento in cui ti chiamano per la Guerra e quando ti senti così abbattuto e stanco da decidere di non volerne più sapere. Mi ci stavo perdendo. Sarebbe interessante un giorno metterlo giù e vedere come diventerebbe.

13. A questo punto concludiamo chiedendoti i tuoi programmi. Sarai presissimo con la promozione del libro, cosa dobbiamo aspettarci dalla tua attività di marketing? Ad esempio hai appena aperto una Fan-page su Facebook....altri piani?
Longanesi, la mia casa editrice, gestisce marketing e promozione. Lavoriamo insieme e cooperiamo affinchè il libro abbia successo. La pagina facebook invece l’ho iniziata da solo con l’aiuto di mia moglie (che mi aiuta con le traduzioni e mi tiene in riga sulle risposte). Io volevo davvero avere un contatto diretto con le persone, che non so davvero se chiamare fan…mi pare di sminuire. Per me quella era la parte più importante. Mi fa piacere sapere cosa fanno e cosa sentono.
Per il futuro…non so ancora cosa succederà.

14. Grazie mille per il tempo che ci hai dedicato. Lo apprezziamo moltissimo.
L'ultima domanda è stupida ma doverosa: quando hai sentito per la prima volta la “parola” S.N.A.F.U.? Sembra proprio che il suo significato “Situation Normal All Fucked Up” sia la vera essenza della vita di un Marine, giusto? O forse della vita in generale....

SNAFU è un'espressione abbastanza normale in America, o almeno lo era ai miei tempi.
L’ho sentita forse verso i 13 anni, ma è diventata parte di me solo nei Marine. SNAFU e la legge di Murphy riassumono perfettamente la vita di un marine. Non so se si possa applicare lo stesso livello di pessimismo alla vita “normale”, ma spesso è una tentazione.
SNAFU è più un rammarico che un lamento, a volte.

3 commenti:

  1. Come già ho scritto in risposta al tuo commento, gran bel colpo! Intervista davvero interessante, che mi fa persino rivalutare - parzialmente - il libro ;-)

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    1. Grazie di essere passato Alfonso!
      Wow...mi fa molto piacere leggere quello che scrivi =)

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