domenica 5 maggio 2013

SNAFU 2.0: Rammstein @ Unipol Arena

Le magie del 2.0.....Frankee si imbosca sempre ai concerti più strambi e ci fa sapere come gli è andata la libera uscita, grazie!

Rammstein @Unipol Arena, Bologna, 26 aprile 2013

La prima volta che mi imbattei nei Rammstein fu durante la loro performance agli Mtv Music Awards del 2001. Io me ne stavo davanti alla televisione e, mentre loro si esibivano con Ich Will in un orgia di fuoco e fiamme, ricordo di aver distintamente pensato che una roba del genere non poteva essere definita musica, ma merda fumante.
Il tempo per fortuna cambia tante cose e ci rende persone migliori, tanto che oggi i Rammstein sono indubbiamente uno dei miei gruppi preferiti, e devo perciò ammettere che rare volte ho atteso un concerto con così tanta ansia e trepidazione, anche perché si tratta per me di una sorta di battesimo, essendo la prima volta che mi capita di vederli dal vivo (mea culpa per aver cominciato ad apprezzarli decisamente tardi).
Ma bando alle ciance. Io e il mio socio arriviamo all’Unipol Arena una mezzora prima dell’inizio del concerto. All’ingresso ci accoglie il potentissimo dj set di tale Joe Letz, che propina al pubblico una tamarrissma sequela di remix degli stessi Rammstein. Ho sempre avuto un’idea abbastanza netta sui dj set prima dei concerti, che fosse per me abolirei senza se e senza ma, ma devo dire che per una volta rimango piacevolmente sorpreso: per quanto trovi discutibile l’idea di far ascoltare al pubblico versioni alternative delle stesse canzoni che si troverà ad ascoltare di lì a poco, devo ammettere che, ad un primo impatto, questa trovata non è niente male (anche se dopo il primo quarto d’ora comincio già ad averne un po’ le palle piene…). Il pubblico comunque pare apprezzare, e questo è quello che conta.
Nel frattempo mi guardo un po’ in giro: la Unipol Arena mi sembra decisamente più piccola e raccolta rispetto al Forum di Assago, ma proprio questo motivo mi lascia ben sperare per quanto riguarda l’acustica che, anche a giudicare da quanto si sente dal dj set, promette di essere davvero dirompente.
Un’altra cosa che mi sorprende è l’enorme eterogeneità del pubblico presente, in cui si mischiano persone dai 16 ai 50 anni abbondanti e in cui spicca una discreta presenza femminile, nonché qualche tedesco sparso qua e là.
Quando Joe Letz saluta il pubblico facendo simpaticamente partire lui stesso il coro “Fuck the DJ, we want Rammstein” il palco è già allestito, le luci si spengono e tutto sembra pronto per l’ingresso dei Rammstein, ma…le luci si riaccendono! Falso allarme, a quanto pare. Ma ormai manca davvero poco e il conto alla rovescia può iniziare.
Sono infatti da poco passate le 21 quando le luci si spengono di nuovo e questa è la volta buona. L’emozione è palpabile, l’Unipol Arena esplode in un boato in stereofonia con i primi fuochi d’artificio che scoppiano sul palco.
Ad aprire le danze è “Ich tu der Weh”: Till Lindemann discende sul palco calato da una piattaforma posta a una decina abbondante di metri d’altezza, le chitarre di Richard Kruspe e Paul Landers picchiano senza pietà e io parto subito con un headbanging violentissimo (tanto che la ragazza dietro di me mi chiede di fare qualche passo in avanti, giusto per evitare di prenderci a capocciate), i cui postumi si faranno sentire anche nei giorni successivi (povero me, non ho più l’età).
Non c’è quasi tempo per gli applausi, perché i Rammstein riattaccano con “Wolt ihr das Bett in Flammen sehen”, a cui seguono “Keine Lust”, “Sehnsucht”, “Asche zu Asche” e tutti gli altri pezzi che hanno fatto dei Rammstein la band tedesca più famosa al mondo, nonché uno dei gruppi metal più importanti degli ultimi quindici anni.
La scaletta è davvero azzeccatissima, “Du Riechst so Gut”, “Mein Teil” e “Links 2-3-4” sono da infarto. “Ohne dich” emoziona, dal vivo ancora più che su disco, per la sua imponente maestosità, e non si può non provare un brivido nel sentire l’intera Unipol Arena scandire a pieni polmoni quella “Du hast” che è stata forse il primo grande successo internazionale della band.
L’impressione continua è quella di venire investiti da un vero e proprio muro sonoro fatto di distorsioni a tutto volume, il cui effetto è quello di farmi provare un orgasmo prolungato di un’ora e mezza abbondante.
Anche l’apparato scenografico non delude: per chi come me temeva che l’impianto al chiuso dell’arena bolognese potesse scoraggiare l’utilizzo di fuochi e artifici pirotecnici, i timori sono presto spazzati via. I fuochi ci sono eccome, insieme alle esplosioni e ai soliti teatrini che vedono come vittima sempre il povero Flake, abbrustolito in padella durante “Mein Teil” o sodomizzato senza pietà in “Buck dich” (testualmente “piegati”), con conseguente copioso spargimento sulle prime file del pubblico di liquido bianco direttamente dal cazzo di plastica che fuoriesce dai pantaloni di Till.
Al termine di “Ich Will” i Rammstein si concedono la prima vera pausa all’interno di un concerto che li ha visti macinare una canzone dopo l’altra e in cui l’interazione col pubblico è stata ridotta ai minimi termini: soltanto un paio di “grazie” e un “siete grandi”, rigorosamente in lingua italiana, ma finché un gruppo è in grado di incendiare (letteralmente) il palco così come ha fatto finora la band di Berlino, si fa tranquillamente anche a meno delle solite inutili paraculate nei confronti della platea.
Al ritorno sul palco per gli immancabili bis, le luci dei riflettori sono tutti per Flake e Till, che si cimentano in una versione di “Mein Hertz Brennt” solo pianoforte e voce, a cui seguono gli ultimi due pezzi del set, ovvero la clamorosa “Sonne” e l’immancabile “Pussy”, al termine della quale il pubblico viene ricoperto da una pioggia di coriandoli e Till attraversa il palco con un cannone che spara litri e litri di spuma bianca (ogni riferimento fallico è ovviamente puramente casuale).
E così cala il sipario. I Rammstein si mettono in riga e si inchinano davanti al proprio soddisfattissimo pubblico che non dispensa lunghi e calorosi applausi, pienamente giustificati dopo una prestazione da dieci e lode per qualità, potenza e scelta della scaletta.
Ora è il momento di tornare a casa, e sorgono alcuni problemi: il mio socio mi riaccompagna alla stazione di Bologna e riparte verso le accoglienti spiagge della Toscana. Il primo treno per Milano è alle 4 e mezza di mattina, e di rimanere per cinque ore abbondanti da solo in stazione non ne ho proprio voglia. Ed è qui che arriva che arriva il colpo di genio (se così lo possiamo chiamare): prendo il primo treno per Parma, dove giungo alle 2 di notte e vengo accolto a braccia aperte, da un amico (sant’uomo) conosciuto sui banchi dell’università e che, armato di due Peroni fresche fresche, mi porta a spasso per un giro turistico della “vivissima” Parma by night fino al castello di Torrechiara, dove hanno girato il film Ladyhawke, mica cazzi!! 
Terminata la scampagnata notturna in quel di Parma e dintorni, alle 5 e qualcosa del mattino sono di nuovo in stazione dove mi aspetta, finalmente, l’agognato treno per Milano.
Fra una cosa e l’altra arrivo a casa che sono quasi le 8: passo lento e strascicato, colorito cadaverico, occhiaie che arrivano fino alle ginocchia e cappuccio in testa a nascondere quel che resta della mia faccia.
Guardo il letto mi sembra quasi un miraggio. Mi sdraio e mi addormento, stremato ma col sorriso sulle labbra: questa trasferta bolognese sarà pure stata un gran bello sbatti, ma ne è sicuramente valsa la pena cazzo!!!
Rammstein Über Alles.

Setlist:
Ich tu dir weh
Wolt ihr das Bett in Flammen sehen
Keine Lust
Sehnsucht
Asche zu Asche
Feuer Frei!
Mein Teil
Ohne dich
Wiener Blut
Du Riechst so Gut
Benzin
Links 2-3-4
Du hast
Rammstein intro / Buck dich
Ich will

Bis:
Mein Hertz brennt (piano version)
Sonne
Pussy

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