giovedì 23 agosto 2012

SNAFU 2.0: THE GASLIGHT ANTHEM - Handwritten

Un certo Jimbo Connors ci manda questa recensione del disco dei Gaslight....non li conosco affatto quindi lascio a lui (e a voi) il giudizio...Bella Jimbo!


Conosco i Gaslight Anthem da parecchi anni, da quando bambini venivano al campetto dietro casa a vedere me e John che ci allenavamo. Ora tutto si è ribaltato, noi siamo le vecchie glorie e loro iniziano a godersi le luci della ribalta, grazie anche a questo album che segna il debutto per una major e che li lancia definitivamente nel panorama della grande musica.
Cosa volete farci, d'altronde Brian Fallon è cresciuto ascoltando Springsteen, mica come i rockers moderni che si alzavano a fare colazione con le orecchie violentate da Massimo Pezzali e Alessandro Aleotti, credendosi ancora fighi oggi a ricordarlo con orgoglio.
Brian è uno tosto, negli anni si è caricato la responsabilità di rappresentare la band, con quel suo faccione da bravo ragazzo del New Jersey, e ora dopo due album ottimi a cui mancava sempre quel qualcosa di indimenticabile, ha fatto compiere il passo decisivo e non ho paura (d'altronde non ne ho mai avuta nemmeno contro quella fighetta di Borg) ad ammettere che ci troviamo di fronte ad un disco che entrerà, volenti o nolenti, nella storia del rock.
Undici brani maturi che fanno dei Gaslight Anthem una delle band di punta della musica alternativa mondiale. Spruzzi di punk rock contaminato dal folk, sporcato da echi del piu classico rock americano, quello fatto di chitarroni e melodie blues. Se avessi avuto una canzone come "Too Much Blood" nei cambi campo dello Us Open del '77, col cazzo che avrei perso 6-0 il quarto set della finale contro quella femminuccia di Vilas.
"Handwritten" è un album completo, lo hanno dichiarato gli stessi componenti del gruppo, felici di aver trovato finalmente la via giusta per scaricare il loro immenso talento. Un disco che non puo essere capito da tutti voi mortali, per esempio chi legge "Massoneria Ramonica" lo troverà noioso e insignificante...ma ditemi voi se un pezzo come "Keepsake" o come "Here Comes My Man" non meritano da soli i 20 dollari che ho messo sul piatto. Perfino Springsteen li adora, li vuole sul palco con lui, li ama anche di notte forse nascondendoli nell'armadio quando Patti rientra a casa.
Qualcuno ha detto "Biloxi Parish"? Sei stato tu, John? Certo che sei stato tu! Tu hai sempre avuto buon gusto (anche nelle sconfitte), e con questo lo confermi.
La cosa che piu mi fa impazzire è la voce camaleontica di Brian, supportata sempre dalla incessante e ossessiva chitarra di Alex. Non sempre intonata e perfetta, ma capace di calarsi in ogni situazione, anche quando ci sono da raggiungere somiglianze con Eddie Vedder (di cui gli amici del jet-set mi dicono essere grande fan).
Un viaggio tremendamente bello, unico, ricco di spunti e scambi da fondocampo con discese a rete concluse con uno smash incrociato, ovvero la dolcissima "National Anthem". Cazzo, darei in cambio il mio secondo Wimbledon per aver scritto quel brano...anticipato da un altro capolavoro stilistico come "Mae", raccontato con una passione commovente e sorretto da un giro di basso fantastico.
Cosa altro dire? Un disco prodotto da Brendan O'Brien, composto e arrangiato da quattro ragazzi che fanno esattamente quello che vogliono fare e ci riescono in pieno. Scritto e cantato da un personaggio che farà la storia (come l'ho fatta io) e sarà ricordato sulle enciclopedie che leggeranno i nostro nipoti.
Torno al campetto ad allenare i miei allievi, salutatemi Ubaldo...andiamo John,che è tardi!

3 commenti:

  1. 59 sound e american slang li ho ascoltati tantissimo cercherò anche questo handwritten.
    Sapevo che Springsteen oltre ad essere un fan della band è anche il vicino di casa di Brian Fallon

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  2. Bella recensione, bravo.
    Sono un fan dei GA ma questo album non mi ha ancora conquistato. Bellissime canzoni sia chiaro, ma (orrore linguistico) troppo "major".

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