giovedì 29 marzo 2012

Trent'anni fa usciva "The Number Of The Beast"


“Woe to you, Oh Earth and Sea, for the Devil sends the beast with wrath, because he knows the time is short…let him who hath understanding reckon the number of the beast for it is a human number, its number is Six hundred and sixty six.”

Il 29 marzo 1982, la EMI e la sua sorella americana Capitol fecero uscire "The Number Of The Beast!, terzo album in studio per i britannici Iron Maiden. Il disco, prodotto da Martin Birch, diede alla band fama mondiale e la consacrò come massima esponente della NWOBHM. L’album vendette 14 milioni di copie in tutto il mondo, entrò direttamente nella top 40 per poi arrivare, il 10 aprile, al N.1 della Uk Chart e, nel giro di qualche mese, raggiunse i 5 dischi di platino e i 5 dischi d’oro. Fu l’ultimo disco per lo storico batterista Clive Burr ma anche il primo per il cantante Bruce Dickinson (ex Samson) al posto del licenziato Paul Di' Anno (che aveva orgogliosamente dichiarato di essersene andato di sua volontà).

Nell’Inghilterra di inizio anni Ottanta, dopo che il punk era diventato piuttosto monotono e commerciale, gli Iron Maiden, insieme agli altri gruppi della NWOBHM, erano molto amati dal pubblico inglese perché rappresentavano una ventata d’aria fresca sulla scena musicale. Erano la band più brillante e originale, a volte aggressiva a volte romantica, capace di mostrare tante sfaccettature differenti. Tuttavia il carattere da ribelle di Di' Anno e il suo abuso di alcol e droga iniziarono a compromettere l’attività del gruppo, soprattutto durante i live. Così la band decise di licenziarlo e prendere al suo posto Bruce Dickinson, chiodo fisso per Steve Harris, impressionato dalla potenza vocale e dalla presenza scenica del cantante. Nel bene e nel male, fu questa la scelta decisiva che permise alla band di arrivare al successo planetario.

Bruce si unì ai Maiden nel settembre 1981 e venne presentato al pubblico in ottobre, proprio durante alcune date in Italia. Una volta creatosi il giusto affiatamento, la band entrò in studio dove scrisse e registrò l’album nei mesi di novembre e dicembre. Il 7 febbraio 1982 uscì il singolo “Run To The Hills” che arrivò al settimo posto della Uk Chart. Tra il 25 febbraio e il 20 marzo la band fece venti date in Inghilterra dando inizio al “Beast On The Road” World Tour, imponente tour di 180 date che, durante tutto il 1982, portò la band attraverso Europa, Stati Uniti, Canada, Australia e Giappone.

Una delle peculiarità di questo capolavoro è lo slancio con cui tutta la band intraprese la sua realizzazione. Mentre prima era principalmente Steve Harris a dettar legge, con l’ingresso di Bruce, oltre che a un cantante eccezionale, la band acquistò una personalità artistica notevole. Le parti vocali di Bruce influenzarono notevolmente la stesura delle canzoni (tuttavia per motivi legali non fu possibile inserirlo tra i contribuenti), Dave Murray si confermò un solista straordinario e Hadrin Smith si dimostrò un songwriter eccezionale, capace di lavorare in perfetta sintonia con Harris. Il disco presentò un suono più aggressivo ed elementi innovativi rispetto ai due album precedenti e fu caratterizzato da nuove ed arricchite sonorità. L’album, con il magnifico artwork curato da Derek Riggs, è tutt’ora ritenuto tra i più importanti e influenti prodotti in ambito metal e include alcune delle più celebri canzoni della band, tutt’ora presenti nelle scalette di ogni concerto: “The Number Of The Beast”, “Run To The Hills”,” Hallowed Be Thy Name”, “22 Acacia Avenue”,” Children Of the Damned”.

Varie organizzazioni religiose, soprattutto negli Stati Uniti, criticarono il disco e la band fu accusata di satanismo. Alcune associazioni cercarono di boicottarne la distribuzione e furono organizzati roghi pubblici per distruggere le copie dell’album, mentre altri gruppi di fanatici si limitarono a rompere i vinili con dei martelli per paura di inalarne i fumi “satanici”. Tuttavia l’idea per la canzone “The Number Of The Beast”, per molti religiosi prova inconfutabile del satanismo dei Maiden, venne una sera a Steve Harris dopo aver fatto un incubo, spaventatosi per aver visto il film "La Maledizione di Damien" a notte fonda..

Ci sono molte leggende attorno alla lavorazione del disco. La stampa del tempo riporta di “fenomeni inspiegabili” durante le registrazioni ai Battery studios; luci che si accendevano e spegnevano da sole, porte che si aprivano all’improvviso, strani rumori e parti dell’attrezzatura di studio che si rompevano misteriosamente. Il tutto raggiunse l’apice quando il produttore Martin Birch fu coinvolto in un incidente d’auto con un minibus che trasportava un gruppo di suore, e il giorno dopo l’assicurazione gli presentò un conto di £666 sterline.

"The Number Of the Beast" è stato ed è tuttora un vero capolavoro, e lega a sé la storia della musica oltre che definire l’inizio di un nuovo percorso per gli Iron Maiden, da questo punto in poi lanciati nella leggenda.


UP THE IRONS!

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